3.:
Ciò che ha scritto Sabrina è molto bello, mi ha molto colpito, è vero, la strada giusta è quella dell'amicizia ove tutti insieme troviamo la forza, il coraggio e la speranza di vivere e condividere la felicità e le pene del nostro mondo. Non dobbiamo portare a casa la nostra pelle, ma la nostra anima nella futura casa di tutti. Il mio percorso è caratterizzato da luci ed ombre per cui mando una risposta o una risoluzione finale con il mio modo di comunicare:
SOGLIA
Uomo
sei sulla soglia
di un salto nel buio,
o di un tunnel profondo,
odi un volo senza fine.
Oggi,
luci ed ombre si susseguono,
spazi mentali si riempiono
di idoli frantumati,
di fantasie non più bambine.
Nel limpido possesso della mente
Uomo,
cerchi di capire il senso della vita
e....dopo un brivido di angoscia,
trovi la forza di sperare,
la quiete arriva
sulle ali di una colomba bianca come la neve, ma calda nella ritrovata vitalità.
Domani,
saranno fantasmi leggeri,
o pesanti a percorre
il sentiero delle stelle?
Vagherai nella luce abbagliante,
o nel regno delle ombre,
una mano tesa,
due occhi grandi e luminosi
veglieranno sul tuo destino,
o una spada infuocata
traccerà la via da percorrere,
per ritrovare la beatitudine
persa nella tempesta dei sensi.
Dopodomani,
un volo,
una grande farfalla
con i colori dell'arcobaleno,
Uomo,
ti accompagneranno
nel paradiso infinito,
e....lassù ritroverai
LA VERA PACE desiderata
fin dalla nascita.
E’ il mio percorso s'intende non è di tutti, è il mio modo di vivere,di essere felice e di essere angosciato, estasi e tormento, fiducia e paura, innocenza e colpa,e…
Gigi
2.:
Ciao a tutti,
lunedì Laura ha condiviso alcuni momenti della mostra, desidero raccontare anch'io un piccolo episodio.
Alcuni giorni fa un cliente, mentre completava i suoi acquisti nel mio negozio, ha fatto la solita domanda, che ormai mi è venuta a noia: "E la crisi?" e poi ha aggiunto: "Certo che questo è un momento in cui bisogna pensare a portare a casa la propria pelle".
Io ero di sopra ma, ascoltando le sue parole, mi sono domandata: "....portare a casa la propria pelle, funziona così?".
Per un attimo ho pensato ai negozi che stanno chiudendo, a chi è rimasto senza lavoro o è in grande difficoltà economica per una crisi pilotata, ma ho pensato anche a tutti quelli che vivono una malattia o un amore in solitudine e nel silenzio per paura dell'emarginazione, a tutti quelli che vivono l'abbandono perché i loro problemi sono lontani dalla luce dei riflettori di un terremoto, di un'alluvione o di un attentato terroristico e mi sono domandata di nuovo: ":....portare a casa la propria pelle, funziona così? Perché se è così, se la mia felicità può voltare le spalle all'infelicità di chi mi è vicino allora sto camminando sulla strada sbagliata."
Questo non perché io sia o mi senta un salvatore del mondo ma solo perché credo nel valore, nell'importanza e nella forza dell'amicizia come fonte di profondo sostegno e di cambiamento.
C'è un insegnamento a me molto caro: "Fare qualcosa per sé, qualcosa per gli altri e qualcosa per la natura" che ora, sempre di più, leggo come un "fare qualcosa per Noi".
Quando ci siamo ritrovati in Bottega per allestire la mostra abbiamo voluto dare uno spazio speciale a ciascun sogno e questo sia perché ogni sogno meritava e merita per la sua bellezza di essere in luce sia perché la sua luce non facesse ombra al sogno di un altro e alla fine il risultato ha parlato di una perfetta armonia nonostante le diverse forme in cui i sogni sono stati espressi e rappresentati.
La mostra "La fabbrica dei Tappeti volanti" voleva essere questo e per me e spero per tutti quelli che la visiteranno, nella sua semplicità di espressione è riuscita a esserlo: tanti sogni in movimento che possono convivere uno di fianco all'altro e che, se condivisi con amici, possono prendere forza, ricevere sostegno e trasformarsi in un unico meraviglioso sogno.
Un abbraccio e grazie.
Sabrina
1.:
Ciao a Tutti,
Nel periodo che ha preceduto la mostra era consuetudine il lunedì trasmettere qualche spunto di riflessione. Lo facciamo anche oggi riportandovi raccolte in una breve cronaca, alcune piccole emozioni vissute all’arrivo di un sogno poche ore prima di dare avvio alla apertura della mostra.
Stavamo quasi uscendo dalla Bottega dopo aver dato un ultimo sguardo d’insieme a che tutti i sogni presenti avessero trovato un “loro” posto e che ciascuno, dopo averci aperto la propria intima elaborazione, potesse ritrovasi in quella piccola stanza accolto, valorizzato, protetto.
Sappiamo che chi ha voluto partecipare l’ha fatto con gioia, assecondando e riconoscendo l’opportunità che stavamo offrendo per contattare il loro più intimo sogno.
Ci ha raggiunto una telefonata: “Siete ancora lì? Sono ancora in tempo per consegnare il mio sogno?”
L’entusiasmo della telefonata ha potuto sentirlo solo Pietro ma la notizia arrivata ha contagiato anche noi.
Ci è piaciuto portare avanti questa missione ma a dire il vero abbiamo avuto anche i nostri momenti di critica riflessione per non essere riusciti, o solo in parte, a contagiare più persone, anche quelle che pensiamo più vicine a noi.
Questa telefonata, tra l’altro di una persona che quasi non ci conosce, è stata importante. Il sogno è arrivato quasi di corsa, portato da una persona con gli occhi luminosi per la gioia e l’accoglienza. Ci ha raccontato che nella notte non riusciva a dormire, ha pensato ai suoi sogni, alla mostra e così, senza indugio, ha preso carta e pennelli e ha affidato ad un foglio da disegno e al materiale a disposizione nel cuore della notte ciò che ha sentito essere il suo sogno più vero.
Ce lo ha consegnato con l’entusiasmo di un bambino e la certezze da adulto, a suo dire, che quello era il “posto giusto” dove poter condividere il suo sogno.
E’ difficile a parole descrivere la sua gioia ma era contagiosa ed ora il suo sogno risplende felice accanto agli altri.
Ma non è stata l’unica sorpresa della giornata, altri sogni sono arrivati nel corso del pomeriggio e di altri sappiamo che, anche se non compariranno in mostra, saranno comunque presi in considerazione ed elaborati almeno dentro di sé.
Le “chiacchiere” durante l’inaugurazione della mostra ci hanno confermato che chi ha partecipato è riuscito a cogliere lo spirito che aleggiava tra le pieghe delle parole usate, delle condivisioni, degli inviti e dei richiami, ciò che è stato un perché abbiamo voluto stimolare le persone a guardare dentro di sé.
E’ vero, c’è una mostra, ma sappiamo che, oltre a questo, c’è molto di più.
Un grazie a tutti. Laura